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La prigione degli sguardi

PRIGIONIERI NOTAV – NOTE DI MATTIA SUL PROCESSO IN VIDEOCONFERENZA

La catena dei forzati e lo sguardo pubblico

Fino al 1836 in Francia sopravviveva la tradizione di far marciare in catene i condannati alla prigione. I futuri galeotti venivano incatenati tra loro con collari di ferro e costretti a marciare sulla pubblica via trascinando i segni della propria condanna e mostrando al popolo, che accorreva numeroso, le conseguenze pronte ad abbattersi su chi violava la legge.
Il cammino verso la reclusione, l’ultimo viaggio prima di sparire dietro l’opacità segreta delle prigioni, avveniva dunque sotto gli occhi di tutti, in un cerimoniale pubblico di forte impatto visivo in grado di sprigionare sentimenti contrastanti. La partenza di queste catene umane richiamava il popolo in massa, esibiva il condannato alla folla, alle ingiurie, agli sputi, ma anche alla commozione, alla simpatia, alla complicità; lo esponeva allo sguardo pubblico e mostrava il suo sguardo al pubblico, in un rituale complesso il cui esito non era scontato. Continue reading →

Scontri in Valsusa – Rifiutiamo il vostro copione

In attesa della scontata ondata repressiva dove si scopriranno cupole di blackblockorganizzatipersovvertireblablabla…

Il gip di Torino Federica Bompieri ha convalidato stamattina gli arresti dei quattro compagni arrestati durante l’assedio al cantiere Tav di domenica 3 luglio in Valsusa.

per scrivergli, dare solidarietà, fargli sentire il nostro calore e la nostra vicinanza

Marta Bifani
Roberto Nadalini
Salvatore Soru
Gianluca Ferrari

casa circondariale
via pianezza 300
10151 torino

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riceviamo e diffondiamo:

Questo comunicato nasce come risposta ai tanti articoli usciti in questi giorni in riferimento agli scontri in Val di Susa. In particolare, l’inderogabilità di queste parole nasce da un articolo particolarmente sconcertante, firmato Zancan sulla copia online de La Stampa. (http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/410044/)

Questo breve comunicato vuole fornire l’interpretazione di quegli stessi eventi sotto un’altra luce, dalla prospettiva di chi compie un’analisi sul significato di “civiltà” e “violenza” inevitabilmente diversa e distante dai giornalisti e dalle giornaliste impegnate a screditare la resistenza attiva di chi ha scelto l’azione diretta anziché gli slogan e i cortei composti, contro la violenza reale di chi ha interessi economici nel progetto Tav.

RIFIUTIAMO IL VOSTRO COPIONE

Quello che i quotidiani in questi giorni stanno riportando in riferimento agli scontri in Val di Susa, getta una luce fioca sulle troppe ombre di questa situazione, liquidata dai media come il solito teatrino pieno di cliché. Rimaniamo basiti, quando leggiamo che dei ragazzi e delle ragazze, scese in strada – e nei boschi – per lottare nel nome della solidarietà e dell’impegno per ciò che è cosa comune, vengono etichettate come balordi e
terroristi. Si parla di facinorosi e facinorose “a cui probabilmente non importa nulla della Tav”; i giornalisti fanno a gara per restituire l’immagine mediatica di questa situazione dalla prospettiva il più moderata possibile della polis democratica. Una democrazia che chiede di accettare l’ingiustizia perché presentata a norma di legge, una burocrazia che scalza l’etica finché il buon senso diviene poco più che un’opinione tra le tante, rispettabile quanto la corruzione e l’ecocidio.

L’apice di questa escalation è stata probabilmente raggiunta con l’articolo comparso su La Stampa e firmato da Zancan, nel quale il giornalista impegna la propria penna per regalarci l’istantanea di un padre addolorato che esprime pubblica vergogna per la figlia-mostro. Zancan disegna abilmente l’intreccio di un romanzo drammatico nel quale la brava ragazza, impiegata d’ufficio con la testa sulle spalle, si lascia trascinare nell’ambiente dell’animalismo radicale e dei centri sociali, in uno scenario noir dalle tinte fosche. L’epilogo di questa novella è scontato: Marta non c’è più, la neo-terrorista verde/nera si ritrova dietro le sbarre a pagare per i suoi errori, perché la giustizia alla fine vince su tutto. Continue reading →

Dalla Valle che Resiste e non si arrende

Appello per la manifestazione nazionale del 3 luglio

Il coordinamento dei comitati No Tav riunito a Bussoleno il 29 Giugno indice per domenica 3 luglio dalle ore 9.00 una manifestazione di carattere nazionale in seguito allo sgombero del presidio della Maddalena.

La manifestazione avrà carattere popolare con l’obbiettivo di assediare le zone di accesso alla Maddalena occupate illegittimamente dalle forze di polizia e dalle ditte incaricate di costruire un immenso campo militare, e non un cantiere, distruggendo il territorio senza alcuna considerazione per l’ambiente, la storia e la civiltà della nostra Valle.

Saremo un popolo in movimento, pacifico e determinato per difendere i beni comuni, la nostra terra e il futuro di tutti e tutte.

Non siamo mai stati un movimento Nimby. La solidarietà di questi giorni ci dice che combattiamo una lotta che riguarda tutti. Per questo invitiamo, quanti hanno a cuore la democrazia del nostro paese, chi ancora ha coraggio d’indignarsi, a partecipare all’assedio.

No TAV! No mafia! No alla militarizzazione!

Si al rispettodella Valle! Si alla volontà di riscatto di tutta l’Italia!

Il coordinamento dei comitati delle Valli No Tav,Torino e Cintura

Bussoleno 29 giugno 2011

INDICAZIONI IN PROGRESS

  • Attraverso i siti internet e un numero telefonico dedicato faremo circolare le informazioni necessarie per raggiungere la manifestazione.
  • Inviatiamo tutti  a portarsi scarponi, pranzo al sacco e acqua
  • Per chi arriva il sabato ci sarà la possibilità di campeggiare a Venaus e a Torino

Si stanno definendo i dettagli logistici di quella che si annuncia una giornata con varie decine di migliaia di partecipanti. L’appuntamento per i vari concentramenti sarà alle 9,00.

La morfologia della valle, stretta nella zona di Chiomonte, unita al traffico domenicale turistico e per eventi sportivi, complica l’afflusso ed il parcheggio di auto e pullman, ma si stanno verificando soluzioni che consentano lo smistamento in tempi ragionevoli, compatibili con lo svolgimento successivo della manifestazione.

Appena siano compiutamente definite, le indicazioni logistiche saranno pubblicate sui vari siti web del movimento e fatte circolare in rete.

Una possibilità alternativa comunque valida è l’utilizzo del treno fino a Chiomonte: il concentramento alla stazione, che è quello col percorso più breve di corteo fino alla Maddalena, proseguirà fino alle 10,30. Questo consentirà ai partecipanti di scegliere tra tre possibili partenze da Torino Porta Nuova: 7,20 (arrivo 8,26); 8,15 (arrivo 8,56); 9,05 (arrivo 10,07).

CONTINUATE A SEGUIRE SUL SITO GLI ANNUNCI CHE SARANNO PUBBLICATI CON RELATIVI DETTAGLI.

Ci vediamo domenica.

 

VENITE IN VALSUSA

riceviamo e pubblichiamo questo appello nazionale

Da tre settimane resiste e persiste il presidio permanente del territorio
della Maddalena a Chiomonte.
In seguito ai proclami del ministro Maroni e alle provocazioni dei vertici
piemontesi del PD abbiamo validi motivi per pensare che dall’inizio della
prossima settimana possa verificarsi il tentativo di sgombero del presidio
finalizzato all’installazione del cantiere. A questo proposito rinnoviamol’invito a venirci
a trovare, non soltanto per aiutarci a difendere la terra e il futuro di tutti
dai blitz invocati a gran voce da maggioranza e minoranza in parlamento e a
Torino, ma anche per condividere con noi tutto il resto.
Fino ad oggi, tra un allarme e l’altro, abbiamo continuato con ciò che
abbiamo sempre fatto: confrontarci con chi ci viene a trovare, organizzare
conferenze, concerti, assemblee, spettacoli teatrali, visite guidate a siti archeologici
nei luoghi interessati dal progetto TAV…. Così come non rinunciamo alle
nostre cene condivise e alla convivialità.
La val di Susa è incorreggibile, a volte perfino incosciente: ma forse anche
per questo la resistenza notav è vista come una sorta di bene comune da
difendere, una ricchezza anche per molti che non vivono in valle.
Beh, venite.
Se vi fermate a dormire non dimenticate tenda e sacco a pelo…
per la cucina ci pensa la Val di Susa!

L’ASSEMBLEA DELLA LIBERA REPUBBLICA DELLA MADDALENA NO TAV
Chiomonte 11 giugno 2011

ACQUA BENE COMUNE… PUBBLICO?

 

Disse un saggio all’assemblea:

“”Bene” è un concetto economico, che sa di schei… l’acqua è acqua, è troppo importante, deve essere fruibile liberamente, deve scorrere, non servono definizioni ad effetto!”


La recente campagna nazionale ACQUA BENE COMUNE, al di la dei buoni propositi del nome, nell’affrontare il micidiale problema della mercificazione di una delle più importanti componenti della vita, pone la scelta tra due modi di gestire quello che definisce un “bene”: quello privato, che prevede la messa a valore dell’acqua
(guadagnare dei soldi dalla sua gestione) e quello pubblico, cioè affidarne il controllo ad un ente pubblico (un’amministrazione comunale, una provincia… lo Stato), schierandosi nettamente con quest’ultima opzione. Nella scelta tra questo fuorviante binomio (pubblico/privato) si escludono di fatto le possibili “altre”
opzioni di rapportarsi con ciò che pomposamente viene definito il “comune”.

Magari si da la gestione dell’acqua a un Comune (inteso come municipio) o a una provincia che poi è d’accordo con la costruzione di un inceneritore o di un’autostrada… Ad esempio troviamo nel sito
nazionale della campagna l’adesione del comune di Trichiana, il cui sindaco uscente reclamava a gran voce l’inceneritore!

Certo si può dire: intanto facciamo la legge sull’acqua, poi (o parallelamente) affrontiamo le altre contraddizioni. Ma se il metodo è sempre quello di muoversi in maniera “istituzionale”, riferendoci allo stato o alle sue ramificazioni, sperando in un governo migliore del territorio o di quelli che vengono chiamati “i beni comuni” attraverso “leggi giuste”, beh: auguri! Anche la costituzione o la dichiarazione dei diritti dell’uomo garantiscono in linea teorica tante belle cose… A meno che l’obiettivo di lungo termine non sia quello di proporsi come amministratori per governare (si badi bene: non autogestire) in prima persona il “comune”. Continue reading →

VERSO IL NUCLEARE: cronaca dalla valsusa

UN PICCOLO ASSAGGIO

Un “assaggio”. Potremmo definire così, quanto accaduto la scorsa notte – tra domenica 6 e lunedì 7 febbraio – sui binari ferroviari della Val di Susa. Un convoglio, carico di scorie nucleari e della loro scor-­‐ ta armata. La truppa dei tutori dell’ordine. Una cinquantina di guastafeste (i soliti anarchici “estremisti, teppisti, nemici del progresso”). La protesta, le cariche, le manganellate. Feriti, fermi, denunce e due ar-­‐ resti. Un copione purtroppo già visto e rivisto.

Il treno in questione è uno di quei treni (“Castor”) che periodicamente, ormai da anni, trasportano su e giù per le nostre vallate, paesi e città, le scorie nucleari dal deposito di Saluggia all’impianto Areva di La Hague in Francia, dove verranno “trattate” e poi riportate in Italia per essere stoccate nel sito vercel-­‐ lese. Queste scorie radioattive sono l’eredità della breve “avventura nucleare” italiana, interrotta più di vent’anni fa in seguito al referendum, ma con cui continuiamo a dover fare i conti, e continueremo a do-­‐ verli fare per millenni!

Soltanto una “fuga di notizie” da oltr’alpe ha permesso, questa volta, di sapere i dettagli del passaggio di questo convoglio, consentendo così di organizzare, all’ultimo, il presidio di protesta. Questi trasporti avvengono infatti in gran segreto nonostante la loro pericolosità (o anzi forse proprio per questa). In-­‐ formare le popolazioni interessate e le istituzioni locali, imporrebbe di adottare le misure di sicurezza necessarie, spendendo cifre da capogiro, bloccando la circolazione, evacuando i territori (in piena notte e circa ogni due mesi, a quanto pare), creando così un allarme sociale (e verosimilmente anche un dis-­‐ senso) di cui chi ci governa fa volentieri a meno. Si preferisce, come al solito, il silenzio e la menzogna, “…non preoccupatevi, …tutto va per il meglio, …benvenuti nell’era dell’ottimismo!”.

La cinquantina di attivisti che, la scorsa notte, si è “messa di traverso”, ha dunque il merito di aver rotto il silenzio sulla questione, spinosa e ingestibile, dei rifiuti radioattivi, e più in generale sull’assurdità del “ritorno al nucleare” che lo Stato e la lobby nuclearista stanno da tempo sbandierando come la soluzione energetica del futuro. La nocività delle scorie è solo una tra le tante conseguenze che fanno della proposta atomica una follia ecologica e sociale senza ritorno, che soltanto una sfacciata pro-­‐ paganda di regime può avere il coraggio di definire “sicura e pulita”!

La follia, del resto, non risiede soltanto nelle devastanti conseguenze, ma ancor più nelle premesse, nel presunto “bisogno” che sta alla base del rilancio dell’atomo, un bisogno perfettamente in linea con le esigenze di una società rovinosamente consumistica, energivora, militarista. Il disastro economico, so-­‐ ciale, umano, la cui evidenza è ormai denunciata da ogni parte, dovrebbe interrogarci sull’urgenza di uscire da questo baratro, di sperimentare modi di vivere più armonici con la natura di cui siamo parte. Il nucleare va precisamente nella direzione opposta, quella di trovare il modo che ci consenta di continua-­‐ re a produrre sempre più merci, a consumare sempre più forsennatamente, ad avere armi sempre più sofisticate, ad andare sempre più veloce… Non servono degli “esperti” per dirci che i bisogni realmente umani sono tutt’altri.

L’assaggio di scorie dell’altra notte ci ha fatto pregustare il veleno che un ritorno del nucleare porte-­‐ rebbe con sé. Nel contempo, però, ci ha fatto anche assaporare la possibilità, e l’urgenza, di opporsi al baratro che stanno apparecchiando, prima che sia troppo tardi.

Tutto il nostro sostegno e la nostra vicinanza vanno ad Arturo e a Guido, i due amici e compagni arre-­‐ stati. Con la consapevolezza che la migliore solidarietà nei loro confronti è quella di proseguire, con maggior determinazione, nella lotta contro la minaccia nucleare e per la difesa delle nostre montagne che li ha sempre visti in prima fila.

Alcuni valsusini contro il nucleare Chiomonte, 9 febbraio 2011

vedi anche: TRENO RADIOATTOVO ITALIA-FRANCIA

COMUNICATO DI ARTURO E GUIDO DAL CARCERE

un volantino distribuito al presidio sotto baldenich di sab. 20/11

PRIGIONIERI DENTRO E FUORI

“Qui dentro questi muri, le acque sono torbide
succedono cose allucinanti e disumane.
E’ una discarica di corpi.
Dove si muore.”
Chiunquelidentro

Il carcere è un inferno e quello di Belluno non è da meno.
A Baldenich il 26 settembre è morto Mirco, pochi giorni dopo Simone ha rischiato di morire per un coma farmacologico. Prima ancora un ragazzo ha ingoiato un tagliaunghie e un altro ancora si è cucito la bocca in segno di protesta per la vita allucinante che si conduce la dentro. In certe situazioni resta solo il proprio corpo per “fare qualcosa” contro una vita allucinante, una non vita!
In carcere si vive in 6 in celle di 4 metri quadri, il cesso è di un metro per mezzo in cui, tra le feci, ci si lavano anche le stoviglie. Si viene imbottiti di psicofarmaci, cosi non si rompe i coglioni a chi ci “lavora” dentro. Le botte dalle guardie sono ordinarie e ben assestate: dolore e niente lividi, tranne quando scappa la mano (come è successo a Stefano Cucchi…). Fateci caso: quando muore un detenuto di solito la versione ufficiale è il “suicidio” o qualche “malessere”, l’autopsia viene eseguita frettolosamente, i parenti avvertiti ore dopo, le onnipresenti telecamere stranamente non hanno registrato niente… e magari tutto questo succede a un ragazzo a cui mancano pochi mesi per uscire, come Mirco.

Ma cosa abbiamo in comune noi qui fuori con chi è chiuso li dentro? Sicuramente la possibilità di finirci, prima o poi: il carcere è li come monito concreto contro chi si permette di “deviare”. Due terzi dei detenuti/e sono reclusi per reati aventi connotazioni fondamentalmente sociali  (furti, spaccio o consumo, immigrazione). Dentro si finisce con poco, per una canna, perché non hai un pezzo di carta con su scritto “cittadino italiano”, perché “smatti” quando non ce la fai più o magari per una manifestazione: a mano a mano che la miseria si allarga, sempre più reati vengono inscritti nei codici penali e nuove gabbie sono pronte ad accoglierci…
Capita anche che quando meno te lo aspetti ti trovi in balia “tutori dell’ordine”: come è successo a Stefano Frapporti, fermato un pomeriggio dai carabinieri tornando dal lavoro in bicicletta, morto in carcere la mattina dopo! O come è successo a Federico Aldrovandi e succede a tutti quelli che si trovano soli di fronte al potere in carcere e fuori.
Forse questo è il problema: essere “soli/e”.  Sopruso dopo sopruso siamo abituati al peggio: alla paranoia securitaria, alle telecamere, ai posti di blocco, all’autorità e all’ordine, ai militari che fanno conferenze agli studenti, alla polizia coi cani antidroga a scuola, ad essere fermati dagli sbirri in ogni momento, ad un controllo sempre più invasivo, ad un potere sempre più “protettivo”, ai nostri volti riflessi su vetrine luccicanti, alla guerra.

MAGARI PARTE DELLA SOLUZIONE STA NELL’ESSERE MENO SOLI NELLA VITA QUOTIDIANA: SCOPRIRE SOLIDARIETÀ MAI IMMAGINATE, RITROVARSI AD INVENTARE MODI PER DIFENDERCI ASSIEME DA UNA SOCIETÀ SEMPRE PIÙ CARCERARIA, DALLE SUE LEGGI E DALLE SUE GUARDIE.

FORSE È QUESTO UN MODO PER DARE SOSTANZA AL GRIDO “NOI NON SCORDIAMO MIRCO E TUTTI QUELLI CHE HANNO SUBITO LA SUA SORTE”: PERCHÉ LA SOLIDARIETÀ CON I DETENUTI APRA SQUARCI SULLA REALTÀ CHE OGNUNO DI NOI VIVE, TUTTI I GIORNI, E CI PERMETTA DI CAMBIARLA!

solidali

UN VOLANTINO DISTRIBUITO ALLA CONFERENZA SULLE “MISSIONI DI PACE ITALIANE” A FELTRE

Sabato 30 Novembre le forze armate (alpini e carabinieri) hanno organizzato una conferenza per spiegare quanto buone e giuste siano le guerre che l’esercito italiano fa in giro per il mondo. Ha partecipato anche un rappresentante di Emergency…Questo il volantino Hallowinesco distribuito per l’occasione.

Di carcere si muore: Mirco è morto nel carcere di Belluno

DI CARCERE SI MUORE

Mirco Sacchet, di 27 anni, è morto domenica 26 settembre nel carcere di Baldenich (Belluno) dove stava scontando
una pena di 2 anni.
Mirco non lo conoscevamo personalmente e non abbiamo idea del perchè si sia tolto la vita a pochi mesi dalla scarcerazione. Ma i forti dubbi dei familiari e di chi lo conosceva ci bastano a considerarlo una vittima di un  sistema inumano e mortifero che ci rifiutiamo di considerare “normale”.

Mirco è la 51esima persona che si toglie la vita in un carcere italiano dall’inizio dell’anno. 180 i tentati suicidi!
Pochi giorni fa a Baldenich un ragazzo ha ingoiato un tagliaunghie per protesta, e il 14 agosto un altro si è cucito la bocca perchè non gli curavano una gamba…
Nelle fatiscenti carceri italiane sono detenuti quasi 70000 prigionieri a fronte di nemmeno 45000 posti, i percorsi
di reinserimento sociale sono pressochè inesistenti e l’assistenza sanitaria scarsissima.
BALDENICH NON FA ECCEZIONE: E’ UNA MERDA COME TUTTI GLI ALTRI!

La cosa allucinante è che i reati perseguiti più severamente sono quelli che più hanno a che fare con cause profondamente sociali:è evidente che il carcere assomiglia sempre più al “nuovo” programma sociale previsto per i
poveri.
Gran parte dei detenuti infatti sono dentro per reati di poco conto: povera gente che qualche cambiamento legislativo farebbe uscire subito. Il 27% dei detenuti è composto da tossicodipendenti. Il 38% da immigrati senza documenti.
Facciamo un esempio: abolendo la legge Fini-Giovanardi sulle droghe e la Bossi-Fini sull’immigrazione uscirebbero
subito 2/3 dei prigionieri! Altro che grandi criminali da cui difendere la società!

Noi vogliamo ascoltare le grida che vengono dal carcere, essere solidali con chi dentro il carcere protesta per condizioni più vivibili. Il problema non si risolve certo costruendo nuove carceri. Per invertire questa tendenza ad una società sempre più carceraria è necessario lottare tutti. Dentro come fuori.

*Solidarietà con i detenuti*

desideranti

ISRAELE KILL! KILL! KILL!: UN VOLANTINO DISTRIBUITO A FELTRE IN QUESTI GIORNI

ISRAELE KILL! KILL! KILL!

IERI MATTINA L’ESERCITO ISRAELIANO HA ATTACCATO LA FREEDOM FLOTILLA UCCIDENDO ALMENO 10 PERSONE E FERENDONE ALTRE.

La Freedom Flotilla è una flotta carica di aiuti umanitari per la popolazione della Striscia di Gaza, tra cui medicine, alimentari e anche case prefabbricate. Sulla nave erano presenti oltre 700 attivisti di 40 nazionalità diverse, tra cui molte organizzazioni umanitarie, ma non solo.

L’attacco è avvenuto in acque internazionali, a oltre 50 miglia dalle acque territoriali israeliane, dove la nave già da domenica era stata circondata, e le persone a bordo delle imbarcazioni sono state sequestrate. Non si hanno peraltro notizie dei fermati dalle due di ieri notte. Tutte le navi, eccetto due, sono state portate nel porto di Ashdod.
Per sottolineare l’illegittimità dell’attacco, attiviste e attivisti si sono rifiutati di firmare l’atto di espulsione in cui si dichiarava l’ingresso illegale in Israele. Sono quindi detenuti, ma con la possibilità di un approfondimento giudiziario su quanto è accaduto.

Israele è alleato dei governi occidentali e laboratorio esemplare di una società completamente militarizzata a “dissenso zero”. Uno stato di polizia in cui la (poca) libertà dei suoi cittadini è pagata a caro prezzo dai palestinesi. Come accade ogni giorno a Gaza, un carcere a cielo aperto, assediato dall’esercito israeliano, dove centinaia di migliaia di persone sono private della libertà, della dignità, della vita.

MANOLO LUPPICHINI, UNO DEGLI ATTIVISTI SEQUESTRATI, È UN COMPAGNO CHE DA ANNI DOCUMENTA LA SITUAZIONE NELLA STRISCIA DI GAZA E HA PORTATO LA SUA ESPERIENZA QUALCHE TEMPO FA ANCHE QUI A FELTRE, AL DÉSIR.

CI UNIAMO ANCHE NOI AL GRIDO DI CHI IN TUTTO IL MONDO VUOLE LA LIBERAZIONE IMMEDIATA DI TUTTI I SEQUESTRATI E LA LIBERTÀ PER I PALESTINESI!

Desideranti

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VEDI LE INTERVISTE AI FAMILIARI DI MANOLO CLICCAQUI

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