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Val Susa – Resistenza NoTav alla Maddalena

La notte del 23/5 le barricate NOTAV hanno impedito l’apertura del cantiere della tav. Tutte le vie di accesso per il tunnel esplorativo della Maddalena infatti sono state bloccate in serata con barricate fatte da tronchi d’albero, tubi, vecchie traversine ferroviarie e guard rail. Un vero percorso a ostacoli impossibile da superare senza un intervento molto deciso. Difatti poi gli sbirri hanno dovuto fare marcia indietro e sull’autostrada sono rimaste le pietre, tanto da costringere la Sitaf a bloccare per ore l’accesso alla corsia che da Bardonecchia scende verso Torino.

(ANSA) – TORINO, 24 MAG – Mezzi e infrastrutture sono stati danneggiati dal lancio di pietre da parte dei manifestanti del movimento No Tav che la scorsa notte, a La Maddalena di Chiomonte, in Val di Susa, hanno impedito l’inizio dei lavori propedeutici del tunnel geognostico della linea ferroviaria ad alta velocita’ Torino-Lione. La Polizia ha sequestrato oltre 700 pietre, alcune di grosse dimensioni, per un peso di 120 chili,lanciate dai dimostranti verso operai e forze dell’ordine, utilizzando anche delle fionde.

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da notav.info

MADDALENA: PRIMO TENTATIVO FALLITO!!!

Inizia così la Libera Repubblica della Maddalena.

Da questa mattina attorno al presidio Clarea si respira un’aria nuova. Sembra che finalmente uno dei luoghi maggiormente violentati dall’autostrada della Val di Susa abbia ritrovato una sorta di serenità. Questa notte chi voleva invaderlo ha dovuto fare marcia indietro. La determinazione di chi ha deciso di prendere in mano il proprio futuro ha saputo spiazzare gli avversari. E’ iniziata l’avventura, anzi ha preso una svolta. Nei prossimi giorni ma soprattutto nelle prossime notti dovremo essere tanti. Per dimostrare, come questa notte, che siamo tanti e determinati a vincere. Sul posto c’è molto spazio per accamparsi con le tende, c’è l’acqua e una natura lussureggiante. Insomma un posto ideale per passare delle splendide ore in quell’atmosfera conviviale tipica del nostro movimento. L’invito è aperto a tutti,  si può raggiungere il presidio sia da Chiomonte che da Giaglione, a piedi, in bici e (fino a un certo punto) anche in macchina. Questa sera (ed anche nei giorni a seguire) ci sarà un’assemblea alle ore 18:30. I segnali sono chiari, dobbiamo resistere una settimana. Una soltanto e saltano i fondi europei.

Breve cronaca dalla notte di lotta.

Ieri sera, dopo attente valutazioni sui “campanelli dall’arme”, è stato deciso di accorrere tutti alla Maddalena. La consueta riunione del lunedì sera al presidio Picapera ha subito espresso questa volontà. In poche ore, nonostante lo scarsissimo anticipo, circa 300 No Tav si sono trovati al presidio per cominciare a barricare tutte le vie d’accesso. Ognuno ha contribuito a suo modo nell’operazione. Il risultato è stato subito evidente a chi voleva invece farci la sorpresa. Per le forze dell’ordine l’unica possibilità rimaneva (e forse rimane?) la complicata apertura del guard-rail nei pressi agli imbocchi delle corsie sotto il piazzale della Maddalena. Il popolo No Tav  è rimasto tutta la notte schiarato e pronto a resistere. Tanto è bastato a far desistere la controparte che è restata rintanata nella galleria per oere senza saper bene cosa fare, per poi allontanarsi senza farsi vedere. Questa mattina il questore e il prefetto si riuniscono per decidere la linea da adottare per risolvere il problema e (a detta loro) per lavorare in sicurezza.

 

MADDALENA: CAMPEGGIO PER RESISTERE

 

 

CARCERE: PROTESTE ANCHE A BALDENICH

vedi l’articolo del corriere degli alpini del 26/5/11 cliccaqui

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Carcere- Sulla mobilitazione in atto nelle carceri italiane

fonte: bello come una prigione che brucia [trasmissione di Radio Blackout]

“È opportuno ricordare che questa notte hanno dormito nelle nostre carceri più di 67 mila detenuti con un significativo incremento di stranieri. Stiamo cioè gestendo il più alto numero di detenuti della storia repubblicana e lo stiamo facendo grazie allo sforzo e alla dedizione al dovere di ciascuno di voi. Stiamo gestendo un così alto numero di detenuti per due motivi: perché funziona meglio il sistema di sicurezza e repressione dello Stato nei confronti della piccola e della grande criminalità e perché non abbiamo fatto amnistie o indulti. È giusto che tutti abbiano coscienza che il sistema penitenziario è il punto di approdo sia del sistema di sicurezza che del sistema processuale e penale del nostro Paese”.

Ministro Angelino Alfano nel corso del 194° compleanno della Pol.pen.

 

Da domenica scorsa, 15 maggio 2011, si è innescata a partire dal carcere romano di Regina Coeli, una protesta contro le condizioni detentive a cui sono sottoposte le persone segregate dall’apparato carcerario italiano. La mobilitazione, come si sperava, si è rapidamente diffusa a molte altre città.
Un lotta caratterizzata nella sua attuazione da sciopero della fame, battiture, blocco degli acquisti allo spaccio carcerario, nonché dal blocco di tutte le funzioni svolte dai detenuti lavoranti (e quindi mansioni di pulizia, cucina, raccolta domande per la spesa, ecc.). La particolarità di questa iniziativa, rispetto agli altri sporadici focolai di rivolta contro le condizioni detentive, deriva principalmente dalle richieste: nessun interesse rivolto a specifici miglioramenti nel carcere in cui sono rinchiusi i promotori (Regina Coeli), bensì un vero e proprio “piano carceri” alternativo a quello del governo. E se appunto quello partorito dal ministro Alfano e dai suoi collaboratori si concentra prioritariamente sull’ampliamento degli spazi detentivi, e quindi su interventi di edilizia volti ad aumentare il numero di posti-gabbia da riempire (e a come spartire gli oltre 600 milioni di euro stanziati), quello proposto dai detenuti di Regina Coeli, e sostenuto dalla protesta che si è estesa a diverse carceri, si basa all’opposto su un’urgente deflazione del numero delle persone recluse attraverso la richiesta di un’amnistia (esclusi reati di pedofilia e stupro), la richiesta di un minor ricorso dell’apparato giudiziario-repressivo alla custodia cautelare, misure alternative e tutta una serie di proposte concrete volte a riportare l’apparato carcerario italiano alla mera legalità… Impossibile non notare quanto sia paradossale che la richiesta di un carcere legale e costituzionale arrivi dai detenuti e non dalle istituzioni. Forse perché i detenuti si accorgono sulla propria pelle del fatto che, se si provano a pressare circa 68.000 detenuti in gabbie progettate per contenerne 45.000, più che una condizione di illegalità si concretizza una condizione di tortura. Da notare, a rigor di cronaca, come la “costituzionalità dell’esecuzione della pena” sia stata l’istanza primaria di tutte le recenti ondate di protesta scatenatesi nelle carceri elleniche.

Sarebbe inoltre difficile immaginare che una concreta lotta contro l’esistenza del carcere, e non contro suoi aspetti parziali, scaturisca esclusivamente dall’interno di questi luoghi: se da un lato l’apparato detentivo è un pilastro delle democrazie autoritarie, dall’altro  il suo abbattimento non può prescindere da conquiste su altri fronti come sistema produttivo, scolastico, concentrazione delle ricchezze e via dicendo. Continue reading →

[Feltre] di amianto si muore

RIPORTIAMO DA INDY NORDEST

FELTRE, 16 APRILE, 2 MORTI SUL FIUME:
SIAMO MORTI PER L’AMIANTO, L’AMIANTO UCCIDE
 
DUE CADAVERI, UNO SOTTO IL PONTE DELLE TEZZE E UNO SOTTO IL PONTE DELLA EX-METALLURGICA!!
 
Come una bomba a tempo, l’amianto ha ucciso ed è programmato per
uccidere. Stando alle stime degli pneumologi italiani, ogni anno 4mila
persone vengono stroncate da patologie maligne correlate all’amianto.In
Italia l’amianto è stato messo al bando nel ’92 ma ancora ne esistono
migliaia di tonnellate: se ne stimano 38 milioni e la mappatura
regionale è ben lontana dall’essere realizzata.Tra il 2015 e il 2020,
sono previste in Europa centinaia di migliaia di morti per esposizione.
 
COMBATTERE LA NOCIVITA’!

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