ACQUA BENE COMUNE… PUBBLICO?

 

Disse un saggio all’assemblea:

“”Bene” è un concetto economico, che sa di schei… l’acqua è acqua, è troppo importante, deve essere fruibile liberamente, deve scorrere, non servono definizioni ad effetto!”


La recente campagna nazionale ACQUA BENE COMUNE, al di la dei buoni propositi del nome, nell’affrontare il micidiale problema della mercificazione di una delle più importanti componenti della vita, pone la scelta tra due modi di gestire quello che definisce un “bene”: quello privato, che prevede la messa a valore dell’acqua
(guadagnare dei soldi dalla sua gestione) e quello pubblico, cioè affidarne il controllo ad un ente pubblico (un’amministrazione comunale, una provincia… lo Stato), schierandosi nettamente con quest’ultima opzione. Nella scelta tra questo fuorviante binomio (pubblico/privato) si escludono di fatto le possibili “altre”
opzioni di rapportarsi con ciò che pomposamente viene definito il “comune”.

Magari si da la gestione dell’acqua a un Comune (inteso come municipio) o a una provincia che poi è d’accordo con la costruzione di un inceneritore o di un’autostrada… Ad esempio troviamo nel sito
nazionale della campagna l’adesione del comune di Trichiana, il cui sindaco uscente reclamava a gran voce l’inceneritore!

Certo si può dire: intanto facciamo la legge sull’acqua, poi (o parallelamente) affrontiamo le altre contraddizioni. Ma se il metodo è sempre quello di muoversi in maniera “istituzionale”, riferendoci allo stato o alle sue ramificazioni, sperando in un governo migliore del territorio o di quelli che vengono chiamati “i beni comuni” attraverso “leggi giuste”, beh: auguri! Anche la costituzione o la dichiarazione dei diritti dell’uomo garantiscono in linea teorica tante belle cose… A meno che l’obiettivo di lungo termine non sia quello di proporsi come amministratori per governare (si badi bene: non autogestire) in prima persona il “comune”. Continue reading →

Val Susa – Resistenza NoTav alla Maddalena

La notte del 23/5 le barricate NOTAV hanno impedito l’apertura del cantiere della tav. Tutte le vie di accesso per il tunnel esplorativo della Maddalena infatti sono state bloccate in serata con barricate fatte da tronchi d’albero, tubi, vecchie traversine ferroviarie e guard rail. Un vero percorso a ostacoli impossibile da superare senza un intervento molto deciso. Difatti poi gli sbirri hanno dovuto fare marcia indietro e sull’autostrada sono rimaste le pietre, tanto da costringere la Sitaf a bloccare per ore l’accesso alla corsia che da Bardonecchia scende verso Torino.

(ANSA) – TORINO, 24 MAG – Mezzi e infrastrutture sono stati danneggiati dal lancio di pietre da parte dei manifestanti del movimento No Tav che la scorsa notte, a La Maddalena di Chiomonte, in Val di Susa, hanno impedito l’inizio dei lavori propedeutici del tunnel geognostico della linea ferroviaria ad alta velocita’ Torino-Lione. La Polizia ha sequestrato oltre 700 pietre, alcune di grosse dimensioni, per un peso di 120 chili,lanciate dai dimostranti verso operai e forze dell’ordine, utilizzando anche delle fionde.

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da notav.info

MADDALENA: PRIMO TENTATIVO FALLITO!!!

Inizia così la Libera Repubblica della Maddalena.

Da questa mattina attorno al presidio Clarea si respira un’aria nuova. Sembra che finalmente uno dei luoghi maggiormente violentati dall’autostrada della Val di Susa abbia ritrovato una sorta di serenità. Questa notte chi voleva invaderlo ha dovuto fare marcia indietro. La determinazione di chi ha deciso di prendere in mano il proprio futuro ha saputo spiazzare gli avversari. E’ iniziata l’avventura, anzi ha preso una svolta. Nei prossimi giorni ma soprattutto nelle prossime notti dovremo essere tanti. Per dimostrare, come questa notte, che siamo tanti e determinati a vincere. Sul posto c’è molto spazio per accamparsi con le tende, c’è l’acqua e una natura lussureggiante. Insomma un posto ideale per passare delle splendide ore in quell’atmosfera conviviale tipica del nostro movimento. L’invito è aperto a tutti,  si può raggiungere il presidio sia da Chiomonte che da Giaglione, a piedi, in bici e (fino a un certo punto) anche in macchina. Questa sera (ed anche nei giorni a seguire) ci sarà un’assemblea alle ore 18:30. I segnali sono chiari, dobbiamo resistere una settimana. Una soltanto e saltano i fondi europei.

Breve cronaca dalla notte di lotta.

Ieri sera, dopo attente valutazioni sui “campanelli dall’arme”, è stato deciso di accorrere tutti alla Maddalena. La consueta riunione del lunedì sera al presidio Picapera ha subito espresso questa volontà. In poche ore, nonostante lo scarsissimo anticipo, circa 300 No Tav si sono trovati al presidio per cominciare a barricare tutte le vie d’accesso. Ognuno ha contribuito a suo modo nell’operazione. Il risultato è stato subito evidente a chi voleva invece farci la sorpresa. Per le forze dell’ordine l’unica possibilità rimaneva (e forse rimane?) la complicata apertura del guard-rail nei pressi agli imbocchi delle corsie sotto il piazzale della Maddalena. Il popolo No Tav  è rimasto tutta la notte schiarato e pronto a resistere. Tanto è bastato a far desistere la controparte che è restata rintanata nella galleria per oere senza saper bene cosa fare, per poi allontanarsi senza farsi vedere. Questa mattina il questore e il prefetto si riuniscono per decidere la linea da adottare per risolvere il problema e (a detta loro) per lavorare in sicurezza.

 

MADDALENA: CAMPEGGIO PER RESISTERE

 

 

CARCERE: PROTESTE ANCHE A BALDENICH

vedi l’articolo del corriere degli alpini del 26/5/11 cliccaqui

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Carcere- Sulla mobilitazione in atto nelle carceri italiane

fonte: bello come una prigione che brucia [trasmissione di Radio Blackout]

“È opportuno ricordare che questa notte hanno dormito nelle nostre carceri più di 67 mila detenuti con un significativo incremento di stranieri. Stiamo cioè gestendo il più alto numero di detenuti della storia repubblicana e lo stiamo facendo grazie allo sforzo e alla dedizione al dovere di ciascuno di voi. Stiamo gestendo un così alto numero di detenuti per due motivi: perché funziona meglio il sistema di sicurezza e repressione dello Stato nei confronti della piccola e della grande criminalità e perché non abbiamo fatto amnistie o indulti. È giusto che tutti abbiano coscienza che il sistema penitenziario è il punto di approdo sia del sistema di sicurezza che del sistema processuale e penale del nostro Paese”.

Ministro Angelino Alfano nel corso del 194° compleanno della Pol.pen.

 

Da domenica scorsa, 15 maggio 2011, si è innescata a partire dal carcere romano di Regina Coeli, una protesta contro le condizioni detentive a cui sono sottoposte le persone segregate dall’apparato carcerario italiano. La mobilitazione, come si sperava, si è rapidamente diffusa a molte altre città.
Un lotta caratterizzata nella sua attuazione da sciopero della fame, battiture, blocco degli acquisti allo spaccio carcerario, nonché dal blocco di tutte le funzioni svolte dai detenuti lavoranti (e quindi mansioni di pulizia, cucina, raccolta domande per la spesa, ecc.). La particolarità di questa iniziativa, rispetto agli altri sporadici focolai di rivolta contro le condizioni detentive, deriva principalmente dalle richieste: nessun interesse rivolto a specifici miglioramenti nel carcere in cui sono rinchiusi i promotori (Regina Coeli), bensì un vero e proprio “piano carceri” alternativo a quello del governo. E se appunto quello partorito dal ministro Alfano e dai suoi collaboratori si concentra prioritariamente sull’ampliamento degli spazi detentivi, e quindi su interventi di edilizia volti ad aumentare il numero di posti-gabbia da riempire (e a come spartire gli oltre 600 milioni di euro stanziati), quello proposto dai detenuti di Regina Coeli, e sostenuto dalla protesta che si è estesa a diverse carceri, si basa all’opposto su un’urgente deflazione del numero delle persone recluse attraverso la richiesta di un’amnistia (esclusi reati di pedofilia e stupro), la richiesta di un minor ricorso dell’apparato giudiziario-repressivo alla custodia cautelare, misure alternative e tutta una serie di proposte concrete volte a riportare l’apparato carcerario italiano alla mera legalità… Impossibile non notare quanto sia paradossale che la richiesta di un carcere legale e costituzionale arrivi dai detenuti e non dalle istituzioni. Forse perché i detenuti si accorgono sulla propria pelle del fatto che, se si provano a pressare circa 68.000 detenuti in gabbie progettate per contenerne 45.000, più che una condizione di illegalità si concretizza una condizione di tortura. Da notare, a rigor di cronaca, come la “costituzionalità dell’esecuzione della pena” sia stata l’istanza primaria di tutte le recenti ondate di protesta scatenatesi nelle carceri elleniche.

Sarebbe inoltre difficile immaginare che una concreta lotta contro l’esistenza del carcere, e non contro suoi aspetti parziali, scaturisca esclusivamente dall’interno di questi luoghi: se da un lato l’apparato detentivo è un pilastro delle democrazie autoritarie, dall’altro  il suo abbattimento non può prescindere da conquiste su altri fronti come sistema produttivo, scolastico, concentrazione delle ricchezze e via dicendo. Continue reading →

GIOVEDI 12/5 dalle 17.30 SOTTO IL CARCERE

ROMPERE LE SBARRE CON LA SOLIDARIETA’!

MUSICA E MICROFONO APERTO, POI ALLA SERA INCONTRO A PEDAVENA (vedi sotto)

Giovedì 12 Maggio Assemblea Pubblica a Pedavena

SCARICA IL DOSSIER “NOI NON SCORDIAMO MIRCO (E CHI FINISCE TRA LE GRINFIE DELLO STATO)”

“Era un ragazzo gioviale e pronto allo scherzo, ma aveva i suoi momenti di tristezza. Forse la sua giovane età non lo ha aiutato.”

Immacolata Mannarella, direttrice del carcere di Belluno

LA RICOSTRUZIONE DELLA TRAGICA VICENDA DI MIRCO SACCHET, MORTO IN CARCERE (DI CARCERE!) A BELLUNO POCHI MESI FA.

UN CONTRIBUTO A FARE IN MODO CHE LA VICENDA DI MIRCO NON VENGA DIMENTICATA, CHE LA VERITÀ SULLA SUA MORTE VENGA A GALLA.

CONTRO IL SISTEMA CARCERARIO, DISCARICA SOCIALE DOVE I SOPRUSI E LE UMILIAZIONI SONO ALL’ORDINE DEL GIORNO… DOVE SI MUORE.

SCARICA IL PDF QUI

VERSO IL NUCLEARE: cronaca dalla valsusa

UN PICCOLO ASSAGGIO

Un “assaggio”. Potremmo definire così, quanto accaduto la scorsa notte – tra domenica 6 e lunedì 7 febbraio – sui binari ferroviari della Val di Susa. Un convoglio, carico di scorie nucleari e della loro scor-­‐ ta armata. La truppa dei tutori dell’ordine. Una cinquantina di guastafeste (i soliti anarchici “estremisti, teppisti, nemici del progresso”). La protesta, le cariche, le manganellate. Feriti, fermi, denunce e due ar-­‐ resti. Un copione purtroppo già visto e rivisto.

Il treno in questione è uno di quei treni (“Castor”) che periodicamente, ormai da anni, trasportano su e giù per le nostre vallate, paesi e città, le scorie nucleari dal deposito di Saluggia all’impianto Areva di La Hague in Francia, dove verranno “trattate” e poi riportate in Italia per essere stoccate nel sito vercel-­‐ lese. Queste scorie radioattive sono l’eredità della breve “avventura nucleare” italiana, interrotta più di vent’anni fa in seguito al referendum, ma con cui continuiamo a dover fare i conti, e continueremo a do-­‐ verli fare per millenni!

Soltanto una “fuga di notizie” da oltr’alpe ha permesso, questa volta, di sapere i dettagli del passaggio di questo convoglio, consentendo così di organizzare, all’ultimo, il presidio di protesta. Questi trasporti avvengono infatti in gran segreto nonostante la loro pericolosità (o anzi forse proprio per questa). In-­‐ formare le popolazioni interessate e le istituzioni locali, imporrebbe di adottare le misure di sicurezza necessarie, spendendo cifre da capogiro, bloccando la circolazione, evacuando i territori (in piena notte e circa ogni due mesi, a quanto pare), creando così un allarme sociale (e verosimilmente anche un dis-­‐ senso) di cui chi ci governa fa volentieri a meno. Si preferisce, come al solito, il silenzio e la menzogna, “…non preoccupatevi, …tutto va per il meglio, …benvenuti nell’era dell’ottimismo!”.

La cinquantina di attivisti che, la scorsa notte, si è “messa di traverso”, ha dunque il merito di aver rotto il silenzio sulla questione, spinosa e ingestibile, dei rifiuti radioattivi, e più in generale sull’assurdità del “ritorno al nucleare” che lo Stato e la lobby nuclearista stanno da tempo sbandierando come la soluzione energetica del futuro. La nocività delle scorie è solo una tra le tante conseguenze che fanno della proposta atomica una follia ecologica e sociale senza ritorno, che soltanto una sfacciata pro-­‐ paganda di regime può avere il coraggio di definire “sicura e pulita”!

La follia, del resto, non risiede soltanto nelle devastanti conseguenze, ma ancor più nelle premesse, nel presunto “bisogno” che sta alla base del rilancio dell’atomo, un bisogno perfettamente in linea con le esigenze di una società rovinosamente consumistica, energivora, militarista. Il disastro economico, so-­‐ ciale, umano, la cui evidenza è ormai denunciata da ogni parte, dovrebbe interrogarci sull’urgenza di uscire da questo baratro, di sperimentare modi di vivere più armonici con la natura di cui siamo parte. Il nucleare va precisamente nella direzione opposta, quella di trovare il modo che ci consenta di continua-­‐ re a produrre sempre più merci, a consumare sempre più forsennatamente, ad avere armi sempre più sofisticate, ad andare sempre più veloce… Non servono degli “esperti” per dirci che i bisogni realmente umani sono tutt’altri.

L’assaggio di scorie dell’altra notte ci ha fatto pregustare il veleno che un ritorno del nucleare porte-­‐ rebbe con sé. Nel contempo, però, ci ha fatto anche assaporare la possibilità, e l’urgenza, di opporsi al baratro che stanno apparecchiando, prima che sia troppo tardi.

Tutto il nostro sostegno e la nostra vicinanza vanno ad Arturo e a Guido, i due amici e compagni arre-­‐ stati. Con la consapevolezza che la migliore solidarietà nei loro confronti è quella di proseguire, con maggior determinazione, nella lotta contro la minaccia nucleare e per la difesa delle nostre montagne che li ha sempre visti in prima fila.

Alcuni valsusini contro il nucleare Chiomonte, 9 febbraio 2011

vedi anche: TRENO RADIOATTOVO ITALIA-FRANCIA

COMUNICATO DI ARTURO E GUIDO DAL CARCERE

29/1 UNA GIORNATA DI EVASIONE

NON SCORDIAMO MIRCO: il 30/12 sotto il carcere per qualche ora di evasione

SABATO 4 DICEMBRE CENA BENEFIT:NOI NON SCORDIAMO MIRCO!