UN PICCOLO ASSAGGIO
Un “assaggio”. Potremmo definire così, quanto accaduto la scorsa notte – tra domenica 6 e lunedì 7 febbraio – sui binari ferroviari della Val di Susa. Un convoglio, carico di scorie nucleari e della loro scor-‐ ta armata. La truppa dei tutori dell’ordine. Una cinquantina di guastafeste (i soliti anarchici “estremisti, teppisti, nemici del progresso”). La protesta, le cariche, le manganellate. Feriti, fermi, denunce e due ar-‐ resti. Un copione purtroppo già visto e rivisto.
Il treno in questione è uno di quei treni (“Castor”) che periodicamente, ormai da anni, trasportano su e giù per le nostre vallate, paesi e città, le scorie nucleari dal deposito di Saluggia all’impianto Areva di La Hague in Francia, dove verranno “trattate” e poi riportate in Italia per essere stoccate nel sito vercel-‐ lese. Queste scorie radioattive sono l’eredità della breve “avventura nucleare” italiana, interrotta più di vent’anni fa in seguito al referendum, ma con cui continuiamo a dover fare i conti, e continueremo a do-‐ verli fare per millenni!
Soltanto una “fuga di notizie” da oltr’alpe ha permesso, questa volta, di sapere i dettagli del passaggio di questo convoglio, consentendo così di organizzare, all’ultimo, il presidio di protesta. Questi trasporti avvengono infatti in gran segreto nonostante la loro pericolosità (o anzi forse proprio per questa). In-‐ formare le popolazioni interessate e le istituzioni locali, imporrebbe di adottare le misure di sicurezza necessarie, spendendo cifre da capogiro, bloccando la circolazione, evacuando i territori (in piena notte e circa ogni due mesi, a quanto pare), creando così un allarme sociale (e verosimilmente anche un dis-‐ senso) di cui chi ci governa fa volentieri a meno. Si preferisce, come al solito, il silenzio e la menzogna, “…non preoccupatevi, …tutto va per il meglio, …benvenuti nell’era dell’ottimismo!”.
La cinquantina di attivisti che, la scorsa notte, si è “messa di traverso”, ha dunque il merito di aver rotto il silenzio sulla questione, spinosa e ingestibile, dei rifiuti radioattivi, e più in generale sull’assurdità del “ritorno al nucleare” che lo Stato e la lobby nuclearista stanno da tempo sbandierando come la soluzione energetica del futuro. La nocività delle scorie è solo una tra le tante conseguenze che fanno della proposta atomica una follia ecologica e sociale senza ritorno, che soltanto una sfacciata pro-‐ paganda di regime può avere il coraggio di definire “sicura e pulita”!
La follia, del resto, non risiede soltanto nelle devastanti conseguenze, ma ancor più nelle premesse, nel presunto “bisogno” che sta alla base del rilancio dell’atomo, un bisogno perfettamente in linea con le esigenze di una società rovinosamente consumistica, energivora, militarista. Il disastro economico, so-‐ ciale, umano, la cui evidenza è ormai denunciata da ogni parte, dovrebbe interrogarci sull’urgenza di uscire da questo baratro, di sperimentare modi di vivere più armonici con la natura di cui siamo parte. Il nucleare va precisamente nella direzione opposta, quella di trovare il modo che ci consenta di continua-‐ re a produrre sempre più merci, a consumare sempre più forsennatamente, ad avere armi sempre più sofisticate, ad andare sempre più veloce… Non servono degli “esperti” per dirci che i bisogni realmente umani sono tutt’altri.
L’assaggio di scorie dell’altra notte ci ha fatto pregustare il veleno che un ritorno del nucleare porte-‐ rebbe con sé. Nel contempo, però, ci ha fatto anche assaporare la possibilità, e l’urgenza, di opporsi al baratro che stanno apparecchiando, prima che sia troppo tardi.
Tutto il nostro sostegno e la nostra vicinanza vanno ad Arturo e a Guido, i due amici e compagni arre-‐ stati. Con la consapevolezza che la migliore solidarietà nei loro confronti è quella di proseguire, con maggior determinazione, nella lotta contro la minaccia nucleare e per la difesa delle nostre montagne che li ha sempre visti in prima fila.
Alcuni valsusini contro il nucleare Chiomonte, 9 febbraio 2011
vedi anche: TRENO RADIOATTOVO ITALIA-FRANCIA